2015-06-12

aboliamo il debito pubblico


‪#‎aboliamoildebito‬
SOLO CANCELLANDO IL DEBITO PUBBLICO ABBIAMO QUALCHE SPERANZA PER IL FUTURO
La vera rivoluzione: stampare euro per cancellare il debito
Mettiamola in questi termini: la Bce stampa più moneta per permettere alle Banche centrali nazionali di comprare titoli di Stato, ovvero debito pubblico, con lo scopo dichiarato di rilanciare l’economia (crescita del Pil) e lo scopo effettivo immediato di sgravare i bilanci delle banche private.
In termini economici, il Quantitative Easing è un’aberrazione in quanto viola le leggi di mercato basate sulla domanda e sull’offerta. Un’aberrazione che però lascia intatta la vera catena che imprigiona le asfittiche economie occidentali: quella del debito.
Mi spiego: se la Ue e la Bce e la volessero davvero rilanciare l’economia, dovrebbero avere il coraggio di andare fino in fondo ovvero non di stampare moneta per comprare debito ma di stampare moneta per CANCELLARE IL DEBITO, accompagnando questo passo da misure altrettanto rivoluzionarie e benefiche come la simultanea riduzione delle imposte sia sulle imprese che sulle persone fisiche e magari varando investimenti infrastrutturali.
Pensateci bene: oggi l’Italia è già in avanzo primario ovvero lo Stato spende meno di quanto incassa, ma il debito pubblico continua a salire perché la spesa pubblica è gravata dagli interessi sul debito. Detto in altro termini: l’Italia è in una spirale da cui difficilmente uscirà, per quanti sforzi faccia. Ma questo né la Ue, né la Bce, né il Fmi lo ammetteranno mai; anzi, continuano ad alimentare la retorica delle riforme ovviamente strutturali.
Logica vorrebbe, invece, che l’aberrazione del Quantitative easing venisse usata non per continuare ad alimentare il circolo vizioso del debito, ma per spezzarlo con una misura una tantum, eccezionale, irripetibile ma straordinariamente virtuosa. Chiamiamolo Il giubileo del debito.
Ipotizzate quesito scenario: taglio lineare del debito pubblico di ogni Paese europeo, simultanea riduzione delle imposte sulle persone fisiche di 10 punti percentuali e dimezzamento di quelle sulle società per un periodo di almeno 5 anni. Il momento sarebbe più che mai propizio, considerando che i tassi di interesse sono prossimi allo zero.
Basterebbe una semplice operazione contabile creando denaro dal nulla (ovvero con un semplice click, come peraltro si apprestano già a fare), per togliere definitivamente dal mercato una parte del debito pubblico, studiando ovviamente le condizioni appropriate (ad esempio solo sui titoli in scadenza).
Risultato: un boom economico paragonabile agli effetti di un nuovo Piano Marshall. Starebbero meglio tutti: i consumatori che si troverebbero con più liquidità in tasca, le aziende che sarebbero fortemente incentivate a investire nella zona Ue, lo Stato che troverebbe le risorse sia per le Grandi Opere che per altre riforme. Le stesse banche private che non sarebbero più costrette a comprare titoli di Stato pubblici e vedrebbero diminuire drasticamente le sofferenze bancarie nel giro di pochi mesi proprio grazie alla ripresa dell’economia reale.
La macchina, insomma, si rimetterebbe in moto.
A “rimetterci” sarebbero solo la Bce, la Commissione europea e analoghe istituzioni transnazionali il cui potere implicito di condizionamento si ridurrebbe drasticamente.
Meno debito, meno vincoli, più libertà, più mercato. Il problema è tutto qui.

2015-06-10

Il programma di NOI - azzerare il debito pubblico

La vera rivoluzione: stampare euro per cancellare il debito



Mettiamola in questi termini: la Bce stampa più moneta per permettere alle Banche centrali nazionali di comprare titoli di Stato, ovvero debito pubblico, con lo scopo dichiarato di rilanciare l’economia (crescita del Pil) e lo scopo effettivo immediato di sgravare i bilanci delle banche private.
In termini economici, il Quantitative Easing è un’aberrazione in quanto viola le leggi di mercato basate sulla domanda e sull’offerta. Un’aberrazione che però lascia intatta la vera catena che imprigiona le asfittiche economie occidentali: quella del debito.
Mi spiego: se la Ue e la Bce e la volessero davvero rilanciare l’economia, dovrebbero avere il coraggio di andare fino in fondo ovvero non di stampare moneta per comprare debito ma di stampare moneta per CANCELLARE IL DEBITO, accompagnando questo passo da misure altrettanto rivoluzionarie e benefiche come la simultanea riduzione delle imposte sia sulle imprese che sulle persone fisiche e magari varando investimenti infrastrutturali.
Pensateci bene: oggi l’Italia è già in avanzo primario ovvero lo Stato spende meno di quanto incassa, ma il debito pubblico continua a salire perché la spesa pubblica è gravata dagli interessi sul debito. Detto in altro termini: l’Italia è in una spirale da cui difficilmente uscirà, per quanti sforzi faccia. Ma questo né la Ue, né la Bce, né il Fmi lo ammetteranno mai; anzi, continuano ad alimentare la retorica delle riforme ovviamente strutturali.
Logica vorrebbe, invece, che l’aberrazione del Quantitative easing venisse usata non per continuare ad alimentare il circolo vizioso del debito, ma per spezzarlo con una misura una tantum, eccezionale, irripetibile ma straordinariamente virtuosa. Chiamiamolo Il giubileo del debito.
Ipotizzate quesito scenario: taglio lineare del debito pubblico di ogni Paese europeo, simultanea riduzione delle imposte sulle persone fisiche di 10 punti percentuali e dimezzamento di quelle sulle società per un periodo di almeno 5 anni. Il momento sarebbe più che mai propizio, considerando che i tassi di interesse sono prossimi allo zero.
Basterebbe una semplice operazione contabile creando denaro dal nulla (ovvero con un semplice click, come peraltro si apprestano già a fare), per togliere definitivamente dal mercato una parte del debito pubblico, studiando ovviamente le condizioni appropriate (ad esempio solo sui titoli in scadenza).
Risultato: un boom economico paragonabile agli effetti di un nuovo Piano Marshall. Starebbero meglio tutti: i consumatori che si troverebbero con più liquidità in tasca, le aziende che sarebbero fortemente incentivate a investire nella zona Ue, lo Stato che troverebbe le risorse sia per le Grandi Opere che per altre riforme. Le stesse banche private che non sarebbero più costrette a comprare titoli di Stato pubblici e vedrebbero diminuire drasticamente le sofferenze bancarie nel giro di pochi mesi proprio grazie alla ripresa dell’economia reale.
La macchina, insomma, si rimetterebbe in moto.
A “rimetterci” sarebbero solo la Bce, la Commissione europea e analoghe istituzioni transnazionali il cui potere implicito di condizionamento si ridurrebbe drasticamente.
Meno debito, meno vincoli, più libertà, più mercato. Il problema è tutto qui.