2012-03-08

Codici a barra ? Preistoria, ora ci sono i codici QR




Secondo voi I codici a barre sono la tecnologia del futuro?  No, non vi siete imbattuti in un pezzo d'archivio, perché quelli di cui parliamo sono i "nipoti" di quelli sviluppati nel 1948 da Norman Joseph Woodland e Bernard Silver e che troviamo su ogni prodotto in vendita. Si chiamano codici QR (acronimo per Quick Response) e li avrete visti su giornali e riviste. Sono moduli neri su sfondo bianco racchiusi in una cornice quadrata e rimandano, il più delle volte, a una pagina internet dove si trovano video, foto, informazioni varie. Ma possono essere collegati anche a testi, numeri di telefono, o sms. Le informazioni contenute nei crittogrammi devono poi essere "tradotte" con cellulari o smartphone dotati di appositi software.
La tecnologia dei QR, in realtà, è tutt'altro che nuova ed è stata sviluppata dalla Denso Wave in Giappone ben 16 anni fa. Ma oggi, dopo un periodo di stasi, tornano in pista e corrono veloce: dal 2009 al 2010 il loro mercato è cresciuto del 120%. Questa accelerazione è conseguenza in primo luogo dell'esplosione degli smartphone e delle apps a essi collegati. Infatti, per leggere i QR è necessario aver precedentemente installato l'apposita applicazione per iPhone, BlackBerry o per cellulari basati sul sistema operativo Android.

La nuova ondata di codici ha investito per primi Giappone e Stati Uniti, dove si trovano su poster, biglietti da visita, badge, magliette, cartelloni pubblicitari affissi su autobus e palazzi, finanche sulle etichette dei vini. Perché i QR sono perfetti per offrire maggiori informazioni ogni volta che c'è poco spazio o poco tempo. Per esempio, in Giappone MacDonald fornisce le specifiche nutrizionali dei suoi pasti tramite QR stampati sul packaging. Gli utenti giapponesi di FaceBook da poche ore possono accedere alla loro pagina personale utilizzando un apposito codice.
Negli Stati Uniti sul programma degli eventi sportivi, grazie ai QR, si possono vedere video di precedenti incontri. Sul manifesto di Iron Man 2, il cui lancio è stato curato dalla Warbasse Designs di Santa Monica, il protagonista Robert Downey Jr è ritratto con una sorta di medaglione QR in mezzo al petto che, se "scansionato" rimanda a una pagina dove si trova la sinossi, il trailer e le foto del film.


Sempre grazie alla Warbasse Designs i QR stanno per invadere anche la televisione. Infatti, già ad aprile, negli Stati Uniti è stato trasmesso uno spot della serie True Blood che conteneva un messaggio QR. I telespettatori che l'hanno fotografato e poi decodificato hanno potuto vedere in anteprima una puntata della terza serie. La strada è segnata: presto potremmo sederci davanti alla televisione col cellulare in mano e pronti a scattare. Non sia mai che ci perdiamo preziose informazioni o buoni sconto sui nostri prodotti preferiti.



Anche la moda e l'arte si sono invaghiti dei QR. Lo scorso anno l'artista giapponese Takashi Murakami ha realizzato un QR utilizzando il pattern di Louis Vuitton. Ma non è il solo ad aver captato le potenzialità artistiche di questi codici: ci sono alcuni designer, come Space Invaders e Patrick Donnelly, che si sono specializzati in quella che è stata battezzata QR Art o QR code Graffiti. E già ci sono estremisti di questo genere, che hanno osato tatuarsi un QR permanente sulla pelle.
Calvin Klein, per lanciare la sua linea di jeans invernale, ha esposto due manifesti giganti a New York e uno a Los Angeles, dove un enorme QR è sovrastato dalla scritta "Get It Uncensor". Infatti, il codice rimanda a una pubblicità piuttosto audace che, se stampata sul manifesto avrebbe per lo meno creato ingorghi.
La "discrezione" dei codici è riconosciuta e apprezzata anche dalle agenzie giapponesi che rappresentano "accompagnatrici". Le prestazioni da loro diventano più chiare una volta che si è trasportati sul loro sito ufficiale.