2012-01-05

/*-*\ Ecco che cosa era ENIGMA

La macchina ENIGMA
La macchina Enigma fu una macchina per cifrare (e decifrare) elettro-meccanica. Nata su un tentativo di commercializzazione poi fallito,
fu ampiamente utilizzata dal servizio delle forze armate tedesche durante il periodo nazista e la seconda guerra mondiale. La sua facilità d'uso e la sua presunta indecifrabilità furono le maggiori ragioni per il suo ampio utilizzo. Nonostante fosse stata modificata e potenziata nell'arco del suo periodo di utilizzo, un nutrito gruppo di esperti si impegnò a lungo con successo per violarla. I contributori maggiori furono Marian Rejewski che grazie ad informazioni di intelligence ebbe qualche dato di base e Alan Turing che con il suo computer riuscì a velocizzare il processo di decrittazione. La decrittazione dei messaggi cifrati con Enigma fornì per quasi tutta la seconda guerra mondiale importantissime informazioni alle forze alleate.
La macchina Enigma aveva l'aspetto di una macchina per scrivere con due tastiere: una vera inferiore, e la seconda nella quale i tasti erano sostituiti da lettere luminose che si accendevano ogniqualvolta veniva premuto un tasto sulla tastiera effettiva: la sequenza delle lettere che si illuminavano dava il messaggio cifrato (o quello in chiaro, se si batteva il testo cifrato).


Un modello funzionante di ENIGMA
esposto in un museo

Il suo funzionamento si basava su tre dischi cablati, detti "rotori", che avevano 26 contatti per lato (uno per ogni lettera dell'alfabeto tedesco). I cablaggi interni dei dischi mettevano in comunicazione stabile ciascuna lettera su un lato con una lettera dell'altro lato. Detti "lato L" e "lato R" i due gruppi di contatti di ogni disco, uno dei contatti del "lato L" del primo disco riceveva la tensione dal deviatore del tasto premuto, la trasferiva a un contatto, predeterminato dal cablaggio, del suo "lato R", il quale "toccava" il corrispondente contatto del secondo disco sul "lato L" del medesimo, e il cablaggio del secondo disco trasferiva la tensione su un contatto predeterminato del suo "lato R" e così al terzo disco.




I dischi erano collegati fisicamente da un meccanismo simile ad un odometro: il primo disco ruotava di una lettera ad ogni pressione di tasto, il secondo ruotava di una lettera ogni volta che il primo compiva un giro e il terzo ruotava di una lettera quando il secondo finiva un giro. I contatti del "lato R" del terzo e ultimo rotore venivano a toccare gli omologhi di un disco "riflettore", dotato di contatti sul solo "lato L", che, cablato in modo da trasferire la tensione fra contatti diversi del medesimo lato, scambiava il collegamento della lettera del terzo rotore e rispediva indietro il contatto attraverso tutti e tre i rotori: quindi la tensione applicata al contatto della lettera premuta dall'operatore sulla tastiera veniva applicata sul contatto corrispondente del primo rotore e usciva dallo stesso rotore attraverso un altro contatto del medesimo "lato L", diretta ora verso una delle lampadine di Enigma attraverso il deviatore del tasto corrispondente. Grazie al "riflettore" la macchina poteva così funzionare anche come decodificatrice, senza intervento specifico alcuno, cioè era necessario, prima di iniziare la decodifica, portare solo rotori e spinotti nella configurazione giornaliera prevista dai cifrari (vedi oltre). Questa caratteristica comportava come conseguenza la "reciprocità" di codifica: se, in un determinato assetto dei rotori (e degli spinotti di cui oltre), la lettera B veniva, ad esempio, cifrata con una F, nel medesimo assetto, premendo il tasto F si codificava quest'ultima con B. Inoltre una lettera non poteva mai venire codificata in sé stessa.